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“Nemmeno questa volta…Mi ero illusa che questa fosse la volta buona, Dottoressa, e invece niente…il ciclo è arrivato anche questo mese… Ho paura… Non avrei mai immaginato di trovarmi a vivere tutto questo. Perché sta succedendo proprio a me?”

Le parole di Chiara danno voce quel vortice emotivo in cui può trovarsi immersa una coppia che non riesce a vedere realizzato il desiderio di avere un figlio, anche dopo svariati tentativi.

Infertilità, sterilità, procreazione medicalmente assistita sono termini forti, pesanti come macigni, impregnati di attese, di speranze e di tutti quei vissuti così sfaccettati, con cui molte coppie, in Italia e nel mondo, si trovano a fare i conti ogni giorno.

Oggi cerchiamo di entrare in punta di piedi nelle pieghe di questa realtà, spesso taciuta, tenuta nascosta, a volte del tutto negata, ma che, invece, chiede di trovare spazio per essere espressa ed elaborata, con delicatezza e rispetto.

Un po’ di chiarezza sulla terminologia.

Innanzitutto mi sembra doveroso fare qualche precisazione sui termini che spesso vengono utilizzati e confusi fra di loro.

Se utilizzi il termine infertilità ti riferisci all’incapacità di rimanere incinta dopo 12 mesi di rapporti sessuali frequenti e non protetti.

Questa condizione si distingue, a sua volta, in primaria e secondaria.

Si parla di infertilità primaria  quando la donna non è mai riuscita a concepire; mentre si definisce infertilità secondaria quando la donna non riesce a rimanere incinta dopo precedenti gravidanze portate a termine.  

Se, invece, ci si trova di fronte ad una condizione fisica permanente, sia maschile che femminile, che rende impossibile il concepimento, allora parliamo di sterilità.

La fertilità è una dimensione fondamentale del funzionamento dell’individuo adulto e se viene ostacolata, può avere un impatto particolarmente negativo sull’immagine di sé, sui propri progetti futuri, sulla vita di coppia e sulle relazioni sociali e familiari.

Per entrambi i partner l’infertilità può rappresentare una vera e propria crisi complessa che colpisce in modo significativo la dimensione psicologica, emotiva, sociale e fisica.

I dati che abbiamo a disposizione sull’infertilità ci suggeriscono che questa condizione sia più diffusa di quanto si possa immaginare. In Italia si conta che circa il 30% delle coppie siano infertili (circa 100.000 coppie all’anno), in Europa circa il 15-20% e la stima, a livello mondiale, è di 60-80 milioni di coppie infertili.

Quali cause?

Prima di addentrarmi nella descrizione dell’impatto psicologico che l’infertilità può avere sul singolo individuo e sulla coppia, ti racconto sinteticamente quali possono essere le cause di tipo fisico e i fattori psicologici che possono contribuire all’infertilità maschile e femminile.

Nel caso della donna, le cause di tipo fisico possono essere legate al:

Fattore cervicale: anormalità del muco cervicale e dell’interazione muco-spermatozoi

Fattore ovulatorio: amenorrea, sindrome ovaio policistico, insufficienza ovarica

Fattore uterino: anomali congenite, aderenze, endometriosi, fibromi, polipi

Fattore tubarico: alterazioni tubariche congenite, occlusioni parziali o totali, aderenze.

Fattore multiplo: quando intervengono più cause nell’infertilità

Oltre ai fattori di tipo fisico, ci sono anche alcuni aspetti psicologici rintracciati tra le donne che vivono una condizione di infertilità. Sebbene la maggior parte delle donne sembri desiderare ardentemente di rimanere incinta ed esprime verbalmente questo desiderio, possono esistere, a livello inconsapevole, angosce e paure marcate relative alla gravidanza, al parto e all’immagine di sé come madre.

Per, esempio, potrebbe esserci la paura di vedere trasformata la propria immagine corporea a causa della gravidanza, la paura di perdere la propria vita o il bambino durante il parto, oppure, ancora, la paura di fallire e di non essere una buona madre. Anche se queste paure e timori possono essere comuni e, per così dire, fisiologici in molte donne, in altre possono raggiungere livelli così alti da avere un impatto significativo anche a livello del corpo, andando ad ostacolare il concepimento.

Alcuni studi hanno rivelato che, in assenza di cause fisiche definite, se le donne che sperimentano tali vissuti avessero la possibilità di esprimerli ed elaborarli adeguatamente, sentendosi comprese e rassicurate, le loro tensioni interiori potrebbero allentarsi al punto da favorire l’avvio di una gravidanza.

Per quanto riguarda l’uomo, le cause di tipo fisico possono essere legate a:

Alterazioni nella produzione degli spermatozoi (per insufficienza ormonale, infezioni, anomalie gentiche)

Ostruzioni delle vie escretrici, che possono essere di natura congenita, acquisita o traumatica

Anche nell’uomo possiamo rintracciare cause di tipo psicologico, come la presenza di traumi psicologici passati o altri vissuti di natura psicologica e relazionale, che possono manifestarsi con  l’impotenza nell’erezione e l’evitamento involontario del coito.

Effetti psicologici dell’infertilità sulle coppie

L’incapacità di generare un figlio è stata definita un evento di “distruzione biografica” a causa della sofferenza e dei conflitti emotivi che comporta.

Desiderare un figlio e non riuscire ad averlo è un’esperienza che può essere paragonata ad un vero e proprio lutto che la coppia vive per la perdita del figlio immaginato. Significa, di fatto, dover dire addio ai sogni della famiglia ideale, fantasticata nella propria mente.

Alcune ricerche mettono anche in evidenza che questa incapacità generativa fa sentire “infertili” anche le varie ramificazioni familiari della coppia, dal momento che viene negata la nascita di quei ruoli che la nascita di un figlio avrebbe permesso (per es. il ruolo di nonni, di zii, di cugini etc..). Di conseguenza, i partner vivono un senso di inadeguatezza come figli e un senso di colpa rispetto ai familiari. Sentono di non poter corrispondere all’aspettativa di essere una famiglia.

Delusione, angoscia, ansia, senso di frustrazione per l’irrealizzabilità di un progetto, perdita della sicurezza in sé stessi, sensazione di essere difettosi, malati, diversi e privi di valore, uniti al senso di inadeguatezza a livello sociale sono i principali vissuti che una coppia può trovarsi a sperimentare.

Tutto questo influenza negativamente e in modo considerevole la vita sociale, familiare e quella di coppia.

Per una donna, la mancanza di figli è, quasi automaticamente, associata a sterilità (come disturbo funzionale), ad una perdita di controllo (il mio corpo si ribella alla mia volontà), ad un vuoto psicologico (istinto materno insoddisfatto), al sentirsi emarginata ed esclusa dalla comunità femminile. Questo può condurla a provare sentimenti di invidia e rivalità verso le altre donne incinte e con bambini. La donna può avvertire mancanza di sicurezza per il futuro (nessuno si prenderà cura di loro in età avanzata), percepisce la perdita di un ruolo sociale (madre) e sperimenta ridotti livelli di autostima.

Per un uomo l’assenza di figli è associata all’incapacità di fecondare una donna (quindi ad un debole funzionamento della sua virilità), ad vuoto psicologico (istinto paterno insoddisfatto), alla solitudine nella vecchiaia, ad ruolo sociale mancato (quello di padre) e alla  riduzione della sicurezza personale e della propria immagine di sé.

Reazioni comuni delle coppie con diagnosi di infertilità

Nonostante esistano, naturalmente, differenze e sfumature di ogni genere nelle reazioni che le coppie possono manifestare di fronte alla diagnosi di infertilità, gli studi hanno anche indicato una serie di aspetti comuni.

In particolare, la coppia attraversa un primo stadio, che è quello dello shock, della confusione e dell’ incredulità di fronte alla notizia della diagnosi.

A questo stadio segue quello del rifiuto. Il più delle volte, le coppie sono totalmente impreparate allo scenario di infertilità che, quando emerge il problema, la reazione è particolarmente devastante, soprattutto per coloro che nutrivano grandi aspettative ed estrema fiducia nella possibilità di concepire un figlio. Per evitare di affrontare questa amara realtà, la negazione è una difesa che alcune coppie possono mettere in atto.

La frustrazione che sentono affiorare ad ogni ciclo mestruale viene ignorata dalla coppia e attribuita ad altro.

Un’altra reazione comune a molte coppie è quella dell’ansia: si può provare ansia per la paura di  perdere l’amore del partner o di essere lasciati dal partner stesso.

La fase successiva è quella della rabbia. Sia l’uomo che la donna possono sentire risentimento verso se stessi oppure verso il proprio partner, anche in modo inconsapevole, e a questo segue un profondo senso di colpa proprio per il fatto di provare questo tipo di sentimenti.

Entrambi possono percepirsi vittime di un’ingiustizia. E’ molto comune che si chiedano “Perché proprio a noi?”.

Un altro stadio che le coppie possono attraversare è quello della perdita di controllo.

Se decidono di sottoporsi ad accertamenti medici, è possibile che i vari esami somministrati e le domande dettagliate sulla loro vita sessuale a cui sono sottoposti vengano percepiti dalla coppia come una violazione della propria sfera privata.

Lo stadio del senso di colpa si manifesta quando il partner che risulta infertile si incolpa per il fatto che la sua condizione impedisca al proprio compagno/a di ricoprire il ruolo di padre o di madre.

Quando anche la pressione della famiglia e della cultura si unisce a queste emozioni, il senso di disperazione può raggiungere livelli molto alti. I partner perdono allora interesse per la vita di tutti i giorni, hanno scarsa motivazione ed entusiasmo e tutto perde valore. Anche l’attività sessuale diventa del tutto meccanica, finalizzata esclusivamente al tentativo di procreare.

In generale, si possono sviluppare atteggiamenti conflittuali che, a lungo andare, potrebbero minacciare la coesione della coppia.

Se i coniugi non vengono sostenuti in modo adeguato, il rischio di sperimentare vissuti di tipo ansioso-depressivo diventa reale.

Al contrario, atteggiamenti di sostegno e protezione reciproca permettono alla coppia di affrontare la situazione, riuscendo gradualmente ad entrare nella fase di accettazione. Cercando opzioni terapeutiche alternative, i partner si riconnettono tra di loro e iniziano ad accettare l’impossibilità di avere un figlio attraverso metodi biologici e, magari, lasciano spazio nelle loro menti a scelte alternative, tra cui quella di avere una relazione senza figli, quella di ricorrere a metodi di procreazione medicalmente assistita oppure di avviare un percorso per l’adozione.

Perché l’intervento psicologico?

Il sostegno psicologico alla coppia è fondamentale non solo nelle fasi iniziali, ma anche durante tutto il percorso che, dalla possibile diagnosi di infertilità, può portare i partner a scegliere di ricorrere a trattamenti specifici, come quelli di procreazione medicalmente assistita (PMA).

L’intervento psicologico, infatti, si propone di accompagnare le coppie nella scoperta e accoglienza e gestione di tutti i vissuti che la condizione di infertilità può procare.

Quindi, in sintesi, l’intervento psicologico ha la funzione di:

prevenire il peggioramento del disagio emotivo che la coppia sperimenta durante i mesi in cui tenta di concepire. 

individuare eventuali fattori psicologici che sono coinvolti nella condizione di infertilità

intervenire sull’ansia e altri vissuti che possono interferire con la fertilità

-aiutare la coppia a vivere il dolore, l’angoscia e la deprivazione

sostenere la coppia nella scelta di eventuali soluzioni alternative (PMA, adozione) e accompagnarla durante tutto il processo

E’ fondamentale che la coppia possa sentirsi libera di dare voce ed elaborare tutta la gamma di emozioni che prova in questa fase di crisi, soprattutto quelle più dolorose e “scomode”, per evitare che diventino più intense e ingestibili e vadano a minare la stabilità della coppia stessa.