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Sarai sempre abbastanza.

Quante volte senti qualcuno dirti questa frase?

Settimanalmente? Quotidianamente? Oppure non molto spesso? Forse mai?

Come ti sentiresti se riuscissi a dirlo a te stessa?

Quanto spesso ti permetti di riflettere su questo aspetto, trovando dentro di te la consapevolezza autentica di sapere che sei davvero abbastanza?

La società impone- in forme più o meno esplicite-  di lottare costantemente per fornire al mondo una “versione migliore” di noi stessi o  per incarnare “la migliore versione di noi stessi“. Di per sé, ha un valore innegabile l’invito a  far crescere e sviluppare le proprie potenzialità; ma è altrettanto innegabile che questo processo può avvenire solo a patto che ci sia un precedente accettazione della persona che sei. Ma, come sempre, le sfumature fanno la differenza: nel senso che quando parlo di accettazione non mi riferisco ad una passiva rassegnazione rispetto alla propria condizione, anzi.

Si tratta esattamente del contrario.

Accettare se stessi significa stare dalla tua parte, significa essere aperta e disponibile a sentire ciò che senti, a pensare ciò che pensi e a guardare dritto negli occhi ogni parte di te stessa, anche quella che non sempre ti risulta piacevole, ma  che resta pur sempre un’espressione della tua persona.

Se prima non ti accetti così come sei, con le tue fragilità e imperfezioni, non per crogiolarti in esse ma  per accoglierne  pienamente l’esistenza, come farai a cambiare te stessa e a diventare migliore?

Quindi accettare non vuole dire approvare tutto di te, senza metterti in discussione. Significa piuttosto  riconoscere, quindi essere consapevole e dare spazio ad ogni parte di te stessa, per poter poi  partire verso  l’evoluzione e il cambiamento in meglio.

Ma se, invece, ti sforzi di raggiungere sempre quel “qualcosa in più”, senza esserti prima accolta, ospitata così come sei, anche nella tua vulnerabilità, il rischio è di trascorrere tutta la vita a sentire di non essere mai abbastanza.

Se ripensi a quando hai scoperto di essere incinta, ti verrà in mente quella miriade di emozioni, anche contrastanti tra loro, che hai provato in quel momento.

Sarai passata dall’entusiasmo immenso alla paura intensa, a cui si sono aggiunte tutte le altre sfumature emotive intermedie tra questi stati d’animo.

In particolare, se la gravidanza apparteneva già da tempo ai tuoi desideri, magari avevi pensato di “prepararti” in qualche modo, per fare spazio dentro di te a questo processo. Ma anche allora, potresti aver avuto dubbi sul fatto che fosse il “momento giusto” , che avessi le “caratteristiche giuste” per diventare madre;  potresti esserti  chiesta se stavi facendo la scelta giusta o se il desiderio di diventare madre ti avrebbe portata a fare delle rinunce rispetto alla tua vita professionale. Quindi, anche quando la gravidanza è cercata e, in qualche modo “messa in programma” , i dubbi  e gli interrogativi possono insinuarsi lo stesso, e naturalmente, può farsi sentire con una certa insistenza anche la sensazione di fondo di non sentirsi “abbastanza adatta” a ricoprire questo ruolo.

Se la gravidanza, invece, non era stata pianificata, scoprire di aspettare un bambino potrebbe aver suscitato in te pensieri ed emozioni ancora più intense e contrastanti, che potrebbero aver poi lasciato spazio a un  senso di colpa, di fallimento e di vergogna.

E, anche in questo caso, è verosimile che tu possa esserti percepita come “non adegutata” per diventare madre.

Successivamente, durante la gravidanza, potresti aver avuto difficoltà ad accettare i cambiamenti che avvenivano dentro e fuori di te, così come quelli che erano necessari per dare spazio alla nuova famiglia che, di lì a poco, sarebbe nata.

Tante coppie, per esempio, sentono di dover cambiare casa durante la gravidanza, perché ritengono che non sia “abbastanza grande o adeguata” per accogliere un bambino (non voglio dire che sia sbagliato fare questo tipo di cambiamenti, ma mi sembra comunque significativo il fatto che scatti, così in automatico, il dubbio che si debba fare sempre quel qualcosa in più, perché lo stato attuale delle cose potrebbe non “andare bene” se rimane inalterato).

Dopo il parto, le aspettative che ti eri creata rispetto a che tipo di neomamma saresti stata, a come ti saresti comportata con il tuo bambino, con il tuo compagno, con la tua famiglia e i tuoi amici, si sfaldano progressivamente.

 Anche questo può generare in te un senso di fallimento e di vergogna perché senti di non corrispondere all’immagine che avevi creato dentro di te e, quindi,  ti percepisci, anche in questo caso, come non “abbastanza brava”.

Ecco che anche la fiducia in te stessa crolla e l’autocritica e l’autogiudizio iniziano a prendere il sopravvento

In più, ti capita di osservare  le altre mamme, che sembrano vivere una situazione sempre migliore della tua, ed ecco che scattano i paragoni ed i confronti che- per un circuito perverso-  riescono ad alimentare, ancora di più, il tuo  senso di inferiorità e di inadeguatezza.

Ed è questo, appunto, il momento di fermarsi.

Perché è arrivato il momento di iniziare a guardarti dentro, per prendere consapevolezza di ciò che stai vivendo, per osservarlo e accoglierlo, così com’è.

Senza giudicarti, senza criticarti, ma stando a contatto con quello che c’è.

E’ il momento di non cercare soluzioni e conferme al di fuori di te, ma dentro di te, confidando nel tuo intuito e nel tuo istinto, soprattutto quando si tratterà di prenderti cura del tuo bambino: solo così saprai per certo di essere abbastanza, prima di tutto per te stessa e, di conseguenza, anche per lui.

E’ questo, quindi, il mio consiglio di oggi:

quando percepisci che il tuo autogiudizio, la tua autocritica ti fanno sentire inadeguata e vorresti essere diversa da quella che sei oggi, prova a chiederti “Che cosa direi ad una mia cara amica se la vedessi stare così come mi sento io in questo momento?”  Pensi davvero che le diresti: “Oh sì, sono d’accordo con te, potresti certamente fare di meglio! Guardati!”, Oppure sorrideresti, e gentilmente le diresti “Che ne diresti  di essere semplicemente te stessa, per ora? Vai bene così”?

Prova allora a fare piccoli gesti di amicizia verso te stessa…ti sentirai meglio.