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Quando l’esperienza del parto non corrisponde alle tue aspettative

Partorire ha stravolto la tua vita. Il parto ha segnato un punto di passaggio e di svolta incredibile nella tua esistenza.

Forse lo ricordi come l’esperienza più bella e significativa della tua vita, oppure ti porti ancora dentro sentimenti di amarezza e di delusione, perché magari le cose non sono andate proprio come ti saresti aspettata.

Questo ha gettato un’ombra su un’esperienza che ti eri immaginata del tutto diversa e che, in parte, avevi idealizzato.

Magari senti ancora i lividi di un sistema sanitario e di un approccio medico che ti hanno fatto sentire trascurata, non sostenuta e accolta adeguatamente, se non addirittura spersonalizzata.

Oppure, potrebbero esserci state complicanze mediche dolorose che ti hanno impedito di vivere il parto nella naturalezza che speravi.

Ecco che allora possono persistere in te sentimenti di paura, tristezza e rabbia.

Non vergognartene. Non pensare di essere “sbagliata” nel sentire questo tipo di emozioni. Sono tutte legittime e degne di essere accolte così come sono.

Ma come fare per riprendersi dalla delusione del parto?

Di seguito, alcuni consigli che possono aiutarti:

Permetti a te stessa di essere triste, delusa.

C’è così tanta aspettativa che ruota intorno alla nascita che ci si immagina che il parto debba essere a tutti i costi un’esperienza magica, travolgente, naturale, positiva e spontanea e si dà per scontato che tutto andrà bene se sei ben preparata.

Potresti, quindi, esserti sentita come tradita, se ti sei trovata a vivere un parto molto diverso da quello che speravi e che ti avevano raccontato.

Anche se il tuo bambino è sano, potresti comunque sentirti delusa.

Non è da ingrata ammettere con te stessa questo tipo di sentimento, anzi può essere un primo passo necessario per andare avanti e per praticare l’accettazione di ciò che non è andato come volevi.

Affronta l’idealizzazione. Il tuo parto, quindi, potrebbe non essersi allineato alla tua visione e alla tua aspettativa di “perfezione”, ma se ti fermi un attimo a riflettere, prova a chiederti: che cosa è realmente perfetto nelle nostre vite?

Soprattutto nella genitorialità, la perfezione vista come obiettivo da raggiungere è una dimensione che, in realtà, ci allontana dalla bellezza del percorso dell’essere genitore.  Un percorso fatto di alti e bassi, di cadute e di risalite, di tentativi e di errori.

Per questo, potresti guardare alla delusione del parto come un’opportunità per smettere di confrontarti con le presunte madri “perfette” che appaiono sui social o nella tua immaginazione.

Un’occasione per esercitarti ad accettare te stessa come una “madre sufficientemente buona” e lasciare la parte la madre perfetta.

Il tuo bambino non ha bisogno di un parto perfetto e non ha nemmeno bisogno di una madre impeccabile.

 Il tuo bambino ha bisogno di te.

Le regole del tutto o niente (o del tutto positivo o del tutto negativo) nella maternità hanno bisogno di  ammorbidirsi, per portarti a pensare in modo sempre più flessibile. Una risorsa, quella della flessibilità e dell’indulgenza verso te stessa, che ti aiuterà nel tuo oggi e nel tuo domani.

Dai un senso alla  tua esperienza. Il modo in cui partorisci è ampiamente controllato dalla biologia e da una certa dose di fortuna.

Ciò che non è andato come previsto non è stata colpa tua!

Se chiedi al tuo ginecologo/alla tua ostetrica di spiegarti il ragionamento medico alla base del cambiamento dei piani in corso d’opera (magari la decisione improvvisa di fare un cesareo), magari potresti scoprire che è stata la scelta più sicura per te e per il tuo bambino.

Se ti senti arrabbiata o triste per il modo in cui il personale medico ha gestito la nascita di tuo figlio, prendi in considerazione l’idea di farglielo sapere, magari scrivendo loro un’email. Potresti anche non inviarla mai, ma trasformare le esperienze  che hai vissuto in parole può aiutarti ad osservarle da una prospettiva diversa e a dare loro un significato nuovo.

I nuovi inizi iniziano ora. Anche se il parto non è andato come ti aspettavi, ha segnato comunque un nuovo inizio.  Da quel momento, infatti, si è aperta una nuova fase di vita per creare nuovi ricordi.

C’è ancora molto tempo per tutto quello che senti di aver perso in quei primi momenti con il tuo bambino. Ad esempio, se per qualche motivo, non hai potuto avere un contatto immediato pelle a pelle con il tuo bambino, dai la priorità alle coccole adesso.

Condividi la tua storia. Parlare con amici o familiari (e, a volte, condividere le tue esperienze sui social media) può darti la possibilità di confrontarti con loro e realizzare che anche altri si sono trovati a vivere simili esperienze e sono riusciti a superarle. Se parlare con il tuo partner è difficile perché lui si aspetta che tu “semplicemente vada avanti”, prova a dirgli quanto il suo ascolto è importante per te e può aiutarti anche quando il problema in questione non può essere risolto. E se le persone intorno a te fanno domande intrusive e parlare ti fa solo sentire peggio, fai loro presente che hai bisogno di tempo per stare un po’ con te stessa e rispondi in un modo da protegge i tuoi confini e i tuoi spazi.

Prenditi cura di te. Affrontare i ricordi dolorosi può aiutare a guarirli, ma può anche innescare una risposta neurofisiologica di “lotta o fuga” del tuo corpo, innescando sintomi fisici di ansia. Se ti senti più ansiosa, utilizza delle tecniche calmanti e di rilassamento. Per esempio, pratica la respirazione profonda, la meditazione o lo yog, prenditi del tempo per stare con te stessa. Questi piccoli gesti sono indispensabili per una piena ripresa.

Chiedi aiuto.  Non pensare di dover fare per forza tutto da sola. Chiedi ad un’amica, ad una vicina, ad un parente se può tenerti il bambino qualche ora, mentre tu ti riposi. Assumi qualcuno per qualche ora la settimana che ti sollevi dalle incombenze domestiche.

Datti del tempo. Riprendersi da un evento così scombussolante e sconvolgente necessita di un certo tempo fisiologico. Ci vuole tempo per poter elaborare un parto più traumatico e inaspettato. Non avere fretta. Lascia che ogni pezzetto di questa esperienza si riunisca agli altri a poco a poco.

Pratica gratitudine. Prova a focalizzarti su ciò che invece è andato bene, su ciò che di bello hai nella tua vita e per cui puoi essere grata. Ricorda, per esempio, quanto sei stata fortunata ad aver dato alla luce un bambino- non tutti possono avere questo privilegio. Pensa, per esempio, al fatto che sei “semplicemente” fortunata ad essere viva e a poter iniziare questa avventura della maternità.

Prendi in considerazione la terapia: se l’ansia o il malumore durano più di due settimane e iniziano a peggiorare e se sono significativamente angoscianti, interferendo con le tue necessità di base, come dormire o mangiare, informa il tuo medico, ma soprattutto considera la possibilità di rivolgerti ad uno psicologo.