C’è un parallelismo in questo tempo .
Un parallelismo tra l’esperienza delle mamme in attesa e quella di tutti noi. In particolare, c’è una parola-chiave in comune , ed è la parola “attesa”.
Se ci pensiamo un attimo, così come le donne incinte sono in attesa della nascita del proprio bambino e in attesa della propria nascita come madri (perché è importante ricordare che quando nasce un bambino, nasce anche una madre!), allo stesso modo, tutti noi siamo in attesa che il tempo della quarantena “arrivi a termine” e che si possa finalmente “uscire fuori”, che – come si dice , “finisca il tempo”.
Aspettiamo di ricongiungerci con i nostri cari, proprio come le future mamme aspettano di ricongiungersi con il loro piccolo.
Così come accade per le future mamme, anche noi facciamo i conti con il fatidico giorno che segna un termine ipotetico a questo periodo, una sorta di traguardo a cui tendiamo, con trepidazione e impazienza, immaginando come sarà il dopo.
Un’altra parola è “rallentamento”: come le donne in attesa hanno dovuto necessariamente rallentare i propri ritmi nel camminare e nel muoversi in generale da quando hanno il pancione, così anche noi ci siamo trovati a dover rallentare, a doverci addirittura fermare.
Ma la parola –chiave è anche e soprattutto “ nascita”.
Possiamo pensare che ci sarà una sorta di ri-nascita un po’ per tutti: proprio come per il bambino c’è un prima (cioè dentro la pancia) e un dopo (cioè fuori nel mondo), anche per noi ci sarà un “prima” e un “dopo” questa sorta di “gestazione” che è l’esperienza della quarantena, un cambiamento nel nostro modo di essere e di pensare.
Sia chiaro, non voglio assolutamente dimenticare o trascurare gli aspetti più dolorosi dell’esperienza che il covid-19 ci impone e delle conseguenze che si porterà dietro, ma credo sia importante leggere questo tempo anche come un’opportunità di crescita, di ri-scoperta di noi stessi.
Forse siamo chiamati tutti a vivere una sorta di gestazione globale, dove siamo tutti in attesa di “venire alla luce” di “mettere la testa fuori”, di ri-nascere.
Certo, le future mamme stanno vivendo un’attesa al quadrato: quella della gravidanza fisiologica e quella del mondo.
Nella mia esperienza, nei pensieri della futura mamma è una costante la domanda: “come sarà il mio bambino?”, ma nelle future mamme di questo periodo a questa domanda se ne aggiunge un’altra: e cioè “come sarà il mondo in cui questo bambino verrà alla luce? Sarà un mondo in grado di accoglierlo?”
In genere, infatti, si pensa al bambino che nascerà immaginandolo in un contesto che conosciamo già nei suoi tempi, nei suoi ritmi, così come nei suoi pericoli, ma comunque un mondo che crediamo di avere sotto controllo.
Invece ora no…non sappiamo come sarà questo mondo dopo il covid-19.
Quindi c’è una doppia incognita per le future mamme: il bambino e il mondo. Quindi, anche la sfida è doppia.
E per quanto riguarda le neomamme che hanno già il loro bambino, questa esperienza della quarantena sta mettendo a dura prova la loro pazienza, la loro capacità di reinventarsi ogni giorno, considerate tutte le limitazioni che lo stare sempre in casa impone.
E se tu sei fra una di loro, il mio consiglio è questo: quando senti che lo sconforto, la stanchezza o la rabbia prendono il sopravvento, prova ad accogliere questi stati d’animo così come vengono, senza giudicarti, senza sentirti “sbagliata” o una cattiva mamma, ma dandoti il permesso di provare tutto questo.
E soprattutto, datti il permesso di farti aiutare, di chiedere uno spazio per te, anche di pochi minuti, che è preziosissimo per staccare un attimo, per fare qualche respiro e poter poi rientrare in campo.
Ci sono indubbiamente incognite e incertezze in questo periodo, ma c’è anche la possibilità di vivere questo tempo dando maggiore spazio all’ascolto di se stesse, alla propria interiorità, alle proprie emozioni, a quelle più luminose e a quelle che vengono dalle zone d’ombra, e che ci sembrano più indicibili.
Insomma, in questo tempo proviamo ad essere più che mai dalla parte della vita.
P.s. Prova a tenere un diario in cui appuntare ogni giorno- oltre a tutto ciò che senti il bisogno di esprimere di volta in volta- anche due cose (almeno due) per cui ti senti grata, insieme ad un “pensiero felice” che ti accompagni in quella giornata e che tu possa richiamare alla mente tutte le volte in cui pensieri di sconforto e di preoccupazione verranno a galla.