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La gravidanza sta procedendo con il suo ritmo e tu, non solo ti ritrovi a  fantasticare su come sarà il cucciolo che porti dentro di te, ma stai anche cercando di informarti per essere preparata su quello che ti aspetterà una volta che darai alla luce il piccolo.

Trai i vari argomenti che hai per la testa, vorresti sapere qualcosa di più sull’allattamento al seno.

Immagino che le emozioni che provi in questo periodo siano tante e variegate. Probabilmente c’è gioia, eccitazione, desiderio di vedere il piccolo, ma anche timore di non essere all’altezza, preoccupazione di non riuscire ad essere una buona madre, paura di commettere degli sbagli. Insomma, un bel mix di emozioni!

Domande martellanti

Riuscirò a prendermi cura del bambino in modo adeguato?

Saprò capire i suoi bisogni?

Sarò in grado di nutrirlo e farlo attaccare al seno?

E se non si attacca?

Riuscirò ad allattarlo come fanno le mie amiche che hanno già avuto figli?

Queste probabilmente sono solo alcune delle domande che si affacciano e punteggiano i tuoi pensieri mentre sei a lavoro, impegnata in qualche commissione o, semplicemente, quando riesci a ritagliare un po’ di tempo per te stessa.

Probabilmente il tema dell’allattamento al seno ti sta molto a cuore e vorresti saperne qualcosa di più per arrivare preparata al momento in cui tu e il tuo bambino inizierete questa danza insieme.

E’ un normale bisogno di conoscenza, un desiderio di molte neomamme che si apprestano ad avviare questo viaggio con il loro piccolo e anche di quelle che lo hanno già avviato, ma che spesso si sentono bombardate dai pareri provenienti da chi le sta intorno e hanno bisogno di un po’ di chiarezza.

Quindi cerchiamo di mettere in luce alcuni aspetti importanti, soffermandoci in particolare su:

– Gli aspetti psicologici dell’allattamento al seno

-La fisiologia dell’allattamento al seno

-Le possibili difficoltà dell’allattamento al seno         

Gli aspetti psicologici dell’allattamento al seno

Un primo aspetto da considerare quando parliamo di allattamento è che esso è il mezzo fondamentale che la natura ci ha donato per garantire non solo la sopravvivenza del neonato, ma  anche l’instaurarsi di un legame di attaccamento fra lui e la mamma.

Parlare di allattamento non significa soltanto parlare di nutrizione e quindi di sopravvivenza fisica, ma significa anche parlare di nutrimento emotivo, di nascita del legame affettivo e di attaccamento tra la mamma e il suo piccolo, di senso di sicurezza e di protezione.

E’ noto che, fin dai primissimi giorni e settimane di vita del piccolo, il legame fra madre e bambino ruota intorno all’alimentazione. Non è un caso, infatti, che il primo atto che il bambino è in grado di compiere, una volta uscito dal grembo materno, è proprio quello di succhiare il seno.

Questo, però, non significa che il bambino, con questo gesto, soddisfi solo il suo bisogno di nutrimento fisico. C’è ben altro.

Attraverso l’allattamento, tu e il tuo bambino iniziate a sperimentare che cosa significa entrare in relazione l’uno con l’altro.

E’ l’occasione per scoprire la bellezza dello scambio e dello stare insieme in modo amorevole e affettuoso.

Assaporate il gusto dell’interazione, del contatto.

Tutto questo ha delle ripercussioni estremamente positive per la crescita interiore e il senso di sicurezza del tuo bambino.

Fisiologia dell’allattamento

Parlare di fisiologia dell’allattamento e quindi soffermarsi sull’anatomia del seno, sul modo in cui funziona e sui meccanismi biochimici che entrano in gioco in questo processo, richiederebbe una lunga trattazione a sé stante, considerata la complessità dell’argomento.

Quindi cercherò di tratteggiarne gli aspetti più salienti. In particolare, cercherò di mettere in evidenza gli aspetti che credo possano essere per te più interessanti e più utili.

Vediamoli insieme.

  • La produzione del latte materno

Innanzitutto c’è da dire che già durante la gravidanza il tuo seno si predispone all’allattamento. Al momento del parto inizia ad essere prodotto il latte e questa produzione proseguirà fino a che il bambino continuerà a succhiare.

Durante l’allattamento vengono prodotti alcuni ormoni fondamentali che promuovono il legame di attaccamento fra te e il tuo bambino.

Un ruolo importante per la produzione del latte è giocato dall’ormone prolattina, di cui forse hai già sentito parlare.

La prolattina entra in circolo durante e dopo la poppata per produrre il latte della poppata successiva.

A sua volta, il rilascio della stessa prolattina, è causato dalla suzione del bambino. Ecco che ci troviamo di fronte ad uno dei fenomeni più significativi: più il bambino poppa e più latte viene prodotto.

Un bellissimo circolo virtuoso che la natura ha predisposto per garantire la sopravvivenza del cucciolo d’uomo.

Inoltre, ricordiamoci che il seno non è da considerare un serbatoio che si riempie e si svuota, perché la produzione del latte è un processo continuo, che raggiunge il suo culmine al termine della poppata.

  • L’emissione del latte materno

Un altro ormone che viene prodotto e che riveste un ruolo fondamentale per l’allattamento è l’ossitocina, il cosiddetto “ormone dell’amore”. L’ossitocina viene prodotta prima e durante la poppata, regolando l’emissione del latte e generando una sensazione di tranquillità sia in te, che stai allattando, sia nel tuo bambino.

Anche in questo caso si verifica uno straordinario circolo virtuoso: in pratica, il fatto di sentirti rilassata e a tuo agio, il fatto di pensare al tuo bambino, di sentire i suoi suoni, di guardarlo, tutto questo stimola il riflesso dell’ossitocina e quindi la produzione del latte.

Al contrario, forti preoccupazioni, livelli di stress elevati, senso di stanchezza e di inadeguatezza, ostacolano e inibiscono la produzione di ossitocina e quindi anche l’emissione del latte.

Ecco perché è così importante che tu ti senta sostenuta e supportata durante l’allattamento sia da un punto di vista pratico, ma soprattutto, emotivo.

Le possibili difficoltà dell’allattamento al seno

Forse potrà farti sorridere, ma l’allattamento è anche questione di esercizio, di pratica costante. Sì, perché tu e il tuo bambino siete ancora inesperti, avete bisogno di provare e riprovare per trovare il vostro ritmo e la vostra sintonia in questa nuova danza.

Ma quali sono le difficoltà che potresti incontrare?

  1. Innanzitutto l’attacco del bambino al seno potrebbe non essere corretto da subito e, in questo caso, tu potresti sentire molto dolore mentre lui poppa. Ricorda: allattare non deve essere doloroso per te. Se senti dolore, vuol dire che c’è qualcosa che non va nella posizione ed è importante correggerla quanto prima.

Quali sono le cause che possono rendere l’attacco al seno non adeguato?

Vediamole in sintesi:

  • Difficoltà funzionali (Il bambino è molto piccolo e debole; i capezzoli sono poco protrattili; c’è un ingorgo nei dotti; l’allattamento è stato avviato tardi).
  • Utilizzo del biberon prima che l’allattamento si sia consolidato oppure aggiunte di latte artificiale date in momenti successivi.
  • L’inesperienza, perché magari è il tuo primo figlio o perché con il precedente figlio non hai allattato.
  • La mancanza di sostegno da parte di una persona competente in materia.

Forse, a questo punto, ti starai chiedendo quali potrebbero essere le conseguenze di un attacco non adeguato al seno.

Vediamo anche queste in sintesi:

  • Dolore e danno ai capezzoli con conseguente comparsa di ragadi e capezzoli doloranti.
  • Seno non adeguatamente drenato e possibile ingorgo o mastite.
  • Una produzione di latte apparentemente insufficiente per cui il bambino appare insoddisfatto e richiede di essere alimentato di continuo.
  • Il seno produce minor quantità di latte e si ha di conseguenza uno scarso aumento di peso del bambino.

Ecco perché è importante impostare fin da subito una corretta tecninca di suzione.

Ecco perché può essere utile l’aiuto di una persona esperta, un consulente dell’allattamento, che ti guidi soprattutto nelle prime fasi.

  • Un’altra difficoltà che potrebbe interferire con l’allattamento al seno rigurda la tua percezione rispetto a questa pratica.

Che emozioni suscita in te l’idea di allattare tuo figlio?

Ci sono donne che temono di perdere la propria libertà e sentirsi, per qualche ragione, limitate nella loro indipendenza.

Altre che vivono un senso di ansia perché hanno paura che l’allattamento modificherà l’aspetto del proprio seno e le renderà meno desiderabili.

Altre ancora possono vivere il disagio di sentirsi come una “mucca da latte” e temere di non suscitare più l’interesse del proprio partner.

In questi casi, è utile esprimere questo tipo di emozioni e di paure, condividerle con qualcuno in grado di contenerle e che possa aiutarti ad accoglierle e a non reprimerle. Questo sarà di grande beneficio per la relazione fra te e il tuo bambino.

Al contrario, se questi vissuti rimarranno inespressi e- per così dire- “irrisolti” e in sospeso, potranno compremettere l’instaurarsi di un attaccamento sicuro e armonico con il tuo piccolo.

  •  Un lutto irrisolto, una perdita più o meno recente potrebbe farti sentire particolarmene fragile e vulnerabile al punto da non sentirti all’altezza di poter allattare al seno.

Anche in questo caso, l’aiuto e il sostegno di un professionista sono indispensabili per permetterti di elaborare questi vissuti e farti scoprire nuove risorse in te.

I pilastri di un buon allattamento

A questo punto, dopo aver visto gli aspetti psicologici e fisiologici dell’allattamento, potrebbe interessarti sapere, in sintesi, quali sono le caratteristiche fondamentali di un buon allattamento.

In base ai dati delle più recenti ricerche e alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, puoi tenere a mente i quattro pilastri di un buon allattamento (L. Braibanti), che sono anche la base per l’instaurarsi di una buona relazione fra te e il tuo bambino.

L’ideale per il tuo bambino è che l’allattamento sia:

Precoce, per non dire proprio immediato, ilche significa avviarlo entro la prima mezz’ora dal parto, cioè in quell’arco temporale in cui il riflesso di suzione del piccolo è alla sua massima potenza e rimane tale entro le prime due ore dal parto.

Esclusivo, cioè costituito solo da latte materno, niente altro: nessuna “aggiunta”, nessun altro liquido che non sia quello che produce la sua mamma.

-“ A richiesta”: questa dicitura risulta, in realtà, poco efficace e piuttosto fuorviante, perché fa pensare al bambino come ad un “dittatore” richiedente e alla madre come figura che deve in qualche modo “subire” le richieste del bambino stesso. In realtà, la traduzione vera del termine anglosassone “on cue” è “su segnale”. Questo significa, cioè, il bambino dovrebbe essere allattato in base ai segnali di bisogno che manifesta e non in base agli orari stabiliti da qualcun altro (mamma, pediatra, o altri). Se la mamma, in base alle indicazioni che le sono state date, non risponde a questo segnale-bisogno (che abbiamo visto non è solo di tipo nutritivo, ma anche affettivo) nel bambino rimane come un vuoto. Allo stesso modo, se mentre dorme, la mamma lo sveglia per allattarlo, perché sono già scattate le fatidiche tre ore, viene interroto il suo ritmo fisiologico del sonno.  Nel lungo termine, il bambino potrà avere difficoltà a riconoscere i propri bisogni e i propri segnali interni di fame, perché questi sono sempre stati regolati dall’esterno.

Prolungato: secondo quanto indicato dall’Organizzazione Monodiale della Sanità (OMS), il bambino dovrebbe essere allattato in modo esclusivo al seno fino almeno al 6° mese di vita e, successivamente, con l’inserimento di alimenti complementari, fino ad oltre il primo anno di età.

A questo punto, un consiglio spassionato che mi sento di darti è questo:

Segui sempre il tuo istinto di mamma! Non sbaglierai!

E quando, sarai colta da dubbi, timori, paure e preoccupazioni, non temere e non vergognarti di chiedere aiuto!

E’ un gesto di amore, di cura e di rispetto per te stessa e per il tuo piccolo.

Suggerimenti di lettura:

“Sono qui con te” Elena Balsamo (Il leone verde)

“Un dono per tutta la vita” Carlos Gonzales (Il leone verde)

“E se poi prende il vizio” Alessandra Bortolotti (Il leone verde)